Il Paese e la sua Storia

Oriolo Romano conta circa 3500 abitanti ed è situato a circa 400m s.l.m.. Al confine tra la provincia di Roma, da cui dista 53 Km, e quella di Viterbo, da cui dista 39 Km e di cui fa parte, il territorio comunale di Oriolo si espande su una zona collinare ricca di boschi d’alto fusto, lungo la via Clodia, antica strada che congiungeva il nord dell’agro romano con la Tuscania, oggi in parte parallela alla via Braccianese e alla via Cassia.
Sulla facciata del palazzo Santa Croce, oggi noto come Palazzo Altieri, si leggono alcune parole che possono essere considerate l’atto di nascita del paese: “Giorgio Santa Croce quinto signore di Viano, figlio di Onofrio, disboscò la selva di Manziana, e condottovi i coloni nell’anno 1562, rese frequentata la strada Claudia, dotò di mura il castello di Oriolo, edificò la chiesa di S. Giorgio (1570), edificò questo palazzo”.
Nei primi anni del 1560, infatti, Giorgio Santa Croce, ricevuto il feudo in donazione dalla famiglia Orsini, chiamò Oriolo il nuovo insediamento sorto dal disboscamento del 1560. Il signore invitò nelle sue terre contadini e boscaioli, detti “capannari”, provenienti soprattutto dalla Toscana e dall’Umbria, da Pistoia e Siena in particolare. Concesse enfiteusi e mise a disposizione case per gli abitanti con l’obbligo di disboscare macchie e di coltivare terre, corrispondendo il “quinto” di quanto raccolto.
L’origine umbra dei primi abitanti di Oriolo, risulta ancora oggi, a distanza di secoli, in talune inflessioni dialettali, usi culinari e folcloristici che si possono osservare nell’attuale popolazione. I modi di dire non appartengono alla cultura di queste perché i paesi qui intorno sono stati fondati da persone che provenivano dall’orvietano. Ad esempio “ai garbo” è un’espressione intraducibile che corrisponde più o meno all’espressione italiana “dio lo voglia” o “se dio vuole”, molto frequente in Umbria. Queste forme dialettali si stanno perdendo per vari motivi, immigrazioni, emigrazioni ma soprattutto a causa della televisione che ha imposto un linguaggio unificato. Rimangono modi di dire caratteristici nei toponimi, ad esempio un monte che a Canale è chiamato “la bandifera” nella parte che guarda ad Oriolo è chiamato “scialimate” che significa la “cosa franata.”
Nel 1606 il feudo ritornò alla famiglia Orsini che nel 1671 lo vendette alla famiglia Altieri. Il feudo restò agli Altieri fino al 1922, anno in cui fu definitivamente smembrato in base alle leggi che facilitavano l’affrancamento degli “usi civici”. L’Università Agraria, associazione di contadini residenti nata nei primi anni del ‘900 in seguito all’emanazione di una legge nazionale, distribuì gli usi civici delle terre affrancate ai residenti, mantenendo l’unitarietà dei terreni.
Oggi l’Ente Università Agraria, i cui organi amministrativi sono eletti da tutti i residenti, controlla e gestisce tutto il comprensorio agricolo di Oriolo. Nei primi decenni del secolo, inoltre, ha partecipato con i suoi fondi alla costruzione dell’edificio scolastico, alla ristrutturazione dell’ambulatorio medico di proprietà comunale, e ha sostenuto finanziariamente famiglie disagiate: L’Università Agraria è un ente pubblico che si occupa della tutela e della gestione del patrimonio boschivo presente sul territorio. Anche se lo scopo principale di questo Ente è favorire l’associazione degli agricoltori, oggi che le attività agricole sono ridotte al minimo, l’Ente tutela il patrimonio verde oriolese.